In queste ore, travolti dalla tragedia dell'attentato al giornale satirico francese Charlie Hebdo, gli oceanici funerali napoletani di Pino Daniele sono in qualche modo passati in sordina.
Quasi in carattere con lo straordinario musicista, che non amava i pettegolezzi e manteneva, al di fuori del palco, un atteggiamento schivo e riservato, essi sono scomparsi dai media, o declassati a citazione o trafiletto di quarta.
Un vero peccato, da un certo punto di vista, perché i funerali di Pino Daniele sono stati l'espressione dell'antioleografia napoletana, contrari alla rappresentazione della città tanto amata da molti giornalisti e media mainstream. Napoli si è stretta attorno al proprio illustre figlio in silenzio, riunendo per due giorni consecutivi oltre centomila persone in Piazza del Plebiscito e nelle vie limitrofe. Chi ci è stato, può testimoniare la grandissima emozione di una folla composta, le lacrime sincere e silenziose, gli applausi e le canzoni sussurrate appena. Chi non c'è stato, può farsene un'idea attraverso il filmato pubblicato da Il Fatto Quotidiano TV, che riporto sotto:
Alla vista di questa folla ordinata, composta, emozionata, del dolore semplice e sentito, risuonano ancora più fuori posto e, quelle sì, sguaiate, le parole scritte da Michele Serra di Repubblica solo ieri, sulla sua rubrica "L'Amaca". Le riporto integralmente, riprendendole dal sito Napoli Today:
"Nessuno saprà mai se la decisione di celebrare i funerali di Pino Daniele prima a Roma e poi a Napoli (e solo dopo, diciamo così, le pressioni popolari) rispecchi veramente la sua volontà. Comunque sia, colpisce il piccolo incidente diplomatico post mortem tra un napoletano compassato e silenzioso (silenzioso e musicista: l’ossimoro è solo apparente) e la sua meravigliosa, difficile città. Senza la quale la musica di Daniele sarebbe stata impensabile; ma dentro la quale ribollono umori e atteggiamenti in grado di triturare, ingoiare e infine digerire qualunque differenza e qualunque distanza, e figurarsi la delicata, ammirevole misura che aveva quel bluesman pallido, dalla voce danzante e femminea. Serbiamo ancora memoria — purtroppo — dei funerali del povero Mario Merola, una bolgia atroce, sguaiata, che pareva confezionata dagli odiatori di Napoli con un perfido montaggio dei luoghi comuni che la imprigionano. L’augurio di chi ama Napoli è che la difficile gestione dei funerali di Pino Daniele, quali siano le ragioni che l’hanno motivata, serva a ragionare un poco su certe sregolatezze emotive, i decibel di troppo, le lacrime in eccesso. Pino era napoletano fino al midollo e il suo sostanziale e ricercato esilio, in vita come in morte, è l’ultimo regalo fatto a Napoli. Non un’offesa, un dono. Un invito al silenzio, quel silenzio che ai funerali — non solo a Napoli — non esiste più."
Mi sento di dire, dopo aver assistito per due giorni al pacato cordoglio dei miei concittadini, che le "sregolatezze emotive, i decibel di troppo, le lacrime in eccesso" appartengono solo all'immagine che il sig. Serra ha nella sua mente, e con lui tanti che magari neanche hanno posato mai il piede a Napoli. E' un'immagine che fa comodo, che alletta, che fa spettacolo, che fa campare quanti su essa fondano le proprie fortune di pennivendoli e blateratori dell'etere.
Dato che personalmente penso che il sig. Serra sia un valido giornalista, non appartenente ad alcuna delle due categorie di cui sopra, avrei apprezzato una diversa misura nell'esprimersi, ad evitare di farsi attribuire l'etichetta di colui che scrive per luoghi comuni, per partito preso, senza sensibilità per il momento, conoscenza dei luoghi o delle persone o decenza personale. Di questi ce ne sono fin troppi, e mi sarei augurato che il sig. Serra avesse voluto mantenerne le distanze.
Comunque, capita a tutti uno scivolone, e gli uomini veri si riconoscono a mio parere nel momento dell'errore, nell'attimo in cui l'evidenza mostra quanto un'opinione espressa sia lontana dalla realtà. Sarebbe quindi secondo me opportuno che il sig. Serra si scusasse con i napoletani. Sarebbe un bel gesto, apprezzato ed apprezzabile.
Comunque, anche se tale gesto non arrivasse, e personalmente non mi aspetto che arrivi, poco importa.
L'evidenza ha mostrato che al di là delle rappresentazioni, al di là dei pochi delinquenti che ne rovinano l'immagine, e al di là di coloro che usano questi ultimi per avvalorare le prime, Napoli è oltre, Napoli è altro, Napul'è.
Quasi in carattere con lo straordinario musicista, che non amava i pettegolezzi e manteneva, al di fuori del palco, un atteggiamento schivo e riservato, essi sono scomparsi dai media, o declassati a citazione o trafiletto di quarta.
Un vero peccato, da un certo punto di vista, perché i funerali di Pino Daniele sono stati l'espressione dell'antioleografia napoletana, contrari alla rappresentazione della città tanto amata da molti giornalisti e media mainstream. Napoli si è stretta attorno al proprio illustre figlio in silenzio, riunendo per due giorni consecutivi oltre centomila persone in Piazza del Plebiscito e nelle vie limitrofe. Chi ci è stato, può testimoniare la grandissima emozione di una folla composta, le lacrime sincere e silenziose, gli applausi e le canzoni sussurrate appena. Chi non c'è stato, può farsene un'idea attraverso il filmato pubblicato da Il Fatto Quotidiano TV, che riporto sotto:
Alla vista di questa folla ordinata, composta, emozionata, del dolore semplice e sentito, risuonano ancora più fuori posto e, quelle sì, sguaiate, le parole scritte da Michele Serra di Repubblica solo ieri, sulla sua rubrica "L'Amaca". Le riporto integralmente, riprendendole dal sito Napoli Today:
"Nessuno saprà mai se la decisione di celebrare i funerali di Pino Daniele prima a Roma e poi a Napoli (e solo dopo, diciamo così, le pressioni popolari) rispecchi veramente la sua volontà. Comunque sia, colpisce il piccolo incidente diplomatico post mortem tra un napoletano compassato e silenzioso (silenzioso e musicista: l’ossimoro è solo apparente) e la sua meravigliosa, difficile città. Senza la quale la musica di Daniele sarebbe stata impensabile; ma dentro la quale ribollono umori e atteggiamenti in grado di triturare, ingoiare e infine digerire qualunque differenza e qualunque distanza, e figurarsi la delicata, ammirevole misura che aveva quel bluesman pallido, dalla voce danzante e femminea. Serbiamo ancora memoria — purtroppo — dei funerali del povero Mario Merola, una bolgia atroce, sguaiata, che pareva confezionata dagli odiatori di Napoli con un perfido montaggio dei luoghi comuni che la imprigionano. L’augurio di chi ama Napoli è che la difficile gestione dei funerali di Pino Daniele, quali siano le ragioni che l’hanno motivata, serva a ragionare un poco su certe sregolatezze emotive, i decibel di troppo, le lacrime in eccesso. Pino era napoletano fino al midollo e il suo sostanziale e ricercato esilio, in vita come in morte, è l’ultimo regalo fatto a Napoli. Non un’offesa, un dono. Un invito al silenzio, quel silenzio che ai funerali — non solo a Napoli — non esiste più."
Mi sento di dire, dopo aver assistito per due giorni al pacato cordoglio dei miei concittadini, che le "sregolatezze emotive, i decibel di troppo, le lacrime in eccesso" appartengono solo all'immagine che il sig. Serra ha nella sua mente, e con lui tanti che magari neanche hanno posato mai il piede a Napoli. E' un'immagine che fa comodo, che alletta, che fa spettacolo, che fa campare quanti su essa fondano le proprie fortune di pennivendoli e blateratori dell'etere.
Dato che personalmente penso che il sig. Serra sia un valido giornalista, non appartenente ad alcuna delle due categorie di cui sopra, avrei apprezzato una diversa misura nell'esprimersi, ad evitare di farsi attribuire l'etichetta di colui che scrive per luoghi comuni, per partito preso, senza sensibilità per il momento, conoscenza dei luoghi o delle persone o decenza personale. Di questi ce ne sono fin troppi, e mi sarei augurato che il sig. Serra avesse voluto mantenerne le distanze.
Comunque, capita a tutti uno scivolone, e gli uomini veri si riconoscono a mio parere nel momento dell'errore, nell'attimo in cui l'evidenza mostra quanto un'opinione espressa sia lontana dalla realtà. Sarebbe quindi secondo me opportuno che il sig. Serra si scusasse con i napoletani. Sarebbe un bel gesto, apprezzato ed apprezzabile.
Comunque, anche se tale gesto non arrivasse, e personalmente non mi aspetto che arrivi, poco importa.
L'evidenza ha mostrato che al di là delle rappresentazioni, al di là dei pochi delinquenti che ne rovinano l'immagine, e al di là di coloro che usano questi ultimi per avvalorare le prime, Napoli è oltre, Napoli è altro, Napul'è.