sabato 29 marzo 2014

Il caffè d'o Prufessore - Parte II

Come in ogni buona saga che si rispetti, anche quella Godina vs. Caffè napoletano ha avuto in queste ore alcuni interessanti sviluppi.

In primo luogo (non lo sospettavo), ho appreso che le tecniche di assaggio del caffè non sono molto diverse da quelle usate per il vino. Esistono precisi parametri organolettici da giudicare in maniera oggettiva. Soprattutto, le valutazioni non vanno fatte da un individuo solo, ma da un panel di assaggiatori in maniera indipendente. Le valutazioni individuali vanno poi messe a confronto e pesate, e a partire dalla media di questi punteggi, si trae la valutazione finale.

L'Istituto Internazionale Assaggiatori del Caffè ha, a tal proposito, diffuso una nota a commento del lavoro del dottor Godina, secondo la quale "Esiste un metodo scientifico per valutare la qualità del caffè ed è basato sull’analisi sensoriale. Quanto visto sinora a Napoli rientra più che altro nella critica enogastronomica, materia che non offre certezza del dato.".

 Dunque, secondo tale Istituto le osservazioni d'o Prufessore descrivono senz'altro il suo gusto individuale, ma non sono dissimili da quelle che voi o io potremmo fare entrando in dieci bar a caso nel corso di una mattinata. A proposito, ma tutti questi caffè in fila non influiscono sulle capacita' organolettiche di un individuo?

Le cose per il dottor Godina si complicano ulteriormente quando la SCAE, l'organizzazione internazionale con sede a Londra cui egli fa capo, lo smentisce pubblicamente per bocca del Direttore Generale David Veal, per il quale le sue valutazioni sono "strettamente personali e non rappresentative".

Di male in peggio, anche l'Universita' del Caffe', voluta dalla Illy, prende le distanze da Godina attraverso il direttore Moreno Faina: "Quanto fatto e dichiarato da Godina non è affatto corretto. Non è corretto perché le degustazioni vanno fatte sempre con un panel composto da un numero ampio e variegato di persone. La diversificazione ci permette di non andare incontro a controversie" in modo che "i fattori soggettivi influenzino singolarmente il giudizio finale". Ha inoltre soggiunto "Non riesco a capire come possa essere possibile che un esperto di caffè abbia assaggiato per la prima volta una tazzina a Napoli dopo anni e anni di studi. Trieste e Napoli sono senza dubbio due città rappresentative del caffè in Italia, ma lo sono perché offrono miscele e metodi di preparazione molto differenti."

In ultima analisi, mi pare di poter concludere che secondo i diversi esperti citati la passeggiata del dottor Godina e le sue valutazioni sono solo indicative del suo gusto personale, e non hanno alcuna valenza oggettiva. Dato che "de gustibus non disputandum est", va bene così.

O meglio, andrebbe bene così se non restasse un piccolissimo particolare. Il 7 aprile il dottor Godina, una rispettabilissima persona che ha effettuato delle valutazioni individuali, andrà in televisione a Report a dire che il caffè a Napoli sia pessimo. Abbiamo appena visto cosa pensano di tale valutazione gli istituti di riferimento del comparto del caffè.  

Trattandosi quindi di affermazioni destituite da ogni fondamento oggettivo, mi sento in dovere di raccomandare alla straordinaria giornalista investigativa Milena Gabanelli, e alla RAI, di non mettere in onda il servizio incriminato. Non vorrei che da questo eventuale atto partisse una richiesta di risarcimento in sede legale per diffamazione ai danni della stessa Gabanelli e della televisione nazionale. Anzi, a tutela della sua stessa onorabilità professionale e sicurezza patrimoniale, consiglierei allo stesso Prufessore di ritirare il servizio. 

Concludo con un altro proverbio: "Nun sputa' 'ncielo, ca 'nfaccia te torna.". Il caffè di Napoli, come tante cose di questa meravigliosa città, e' troppo in alto, e volendo citare il commissario Salvo Montalbano "bisogna cataminarsi con grannissima prudenza".

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